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Nonostante il mercato orso, i ritorni dell’S&P 500 restano sopra la media

Pubblicato 31.01.2023, 12:10
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
  • Nel 2022 la massa monetaria statunitense è scesa per il primo anno dal 1958
  • Questo pesato sui titoli tecnologici ad alto rendimento
  • Tuttavia, nonostante le perdite dello scorso anno, l’investimento a lungo termine rimane una strategia altamente redditizia
  • Il buy and hold è una strategia di investimento a lungo termine che si basa sull’acquisto di azioni di società stabili che pagano dividendi a tempo indeterminato. Naturalmente, le azioni vengono vendute di tanto in tanto.

    A quanto pare, il mercato orso del 2022 non ha danneggiato più di tanto i tori di lungo periodo, dato che il rendimento a 10 anni del mercato azionario è rimasto superiore alla media per il quinto anno consecutivo. L’S&P 500 rimane superiore alla media per il quinto anno consecutivo.

    Il rendimento annualizzato del S&P 500 negli ultimi 10 anni è stato del +11,7%. Sebbene in calo rispetto al +16% dell’anno precedente, l’aumento è rimasto superiore alla media del +10,6% per ogni decennio dal 1927.

    L’offerta di moneta statunitense cala per la prima volta in 63 anni

    Il 2022 è stato il primo anno degli ultimi 63 in cui la massa monetaria è diminuita, per la precisione dell’1,3%.

    Questo dato è significativo perché dal 1959 al 2021 la massa monetaria statunitense è cresciuta ogni anno senza eccezioni. Gli aumenti maggiori si sono avuti nel 2020 (25%) e negli anni ‘70 ci sono stati quattro anni con un aumento del 13% ciascuno. Gli aumenti minori sono stati registrati nel 1994 (0,3%) e nel 1993 (1%).

    La massa monetaria, nota anche come M2, si riferisce alla quantità di denaro in circolazione in un’economia, sia sotto forma di contanti (banconote e monete) detenuti da individui che sotto forma di depositi (bonifici, cambiali, assegni, ecc.).

    Le banche centrali hanno il compito di mantenere l’offerta di moneta a un livello accettabile. Per fare un semplice esempio, supponiamo che la banca centrale di un paese decida di aumentare l’offerta di moneta coniando più monete.

    Di conseguenza, la valuta si deprezzerebbe. Perché quando si aumenta l’offerta di qualcosa, questa perde valore.

    Il gap storico tra azioni value e azioni growth

    I titoli growth hanno sottoperformato i titoli value nel 2022 con un differenziale del 21,6%, il secondo gap storico più grande. Solo nel 2000 si è registrato un divario maggiore (29,6%), che è stato l’inizio di una striscia di 6 anni in cui il valore ha superato la crescita dal 2001 al 2006.

    Se non conoscete i titoli value e growth, ecco una sintesi:

    1) Azioni value: L’investimento in questo tipo di azioni si basa sull’acquisto di titoli sottovalutati in base ai loro fondamentali e sull’attesa che il mercato li valuti equamente nel medio e lungo termine.

    La filosofia del valore consiste quindi nell’analizzare a fondo le società, determinarne il valore intrinseco e verificare che corrisponda al loro prezzo di mercato per capire se sono scambiate a sconto e se hanno un significativo upside.

    I settori value tendono ad essere l’elettricità, le concessioni, le autostrade e i prodotti alimentari e sono caratterizzati da un payout ratio minimo del 40% (la percentuale di utili che una società distribuisce agli azionisti sotto forma di dividendi).

    2) Azioni growth: L’investimento si basa sull’acquisto di azioni di società che si prevede cresceranno fortemente in futuro. Queste società non pagano dividendi perché reinvestono i loro profitti.

    Sentiment degli investitori (AAII)

    Il sentiment rialzista, ovvero le aspettative di aumento dei prezzi delle azioni nei prossimi sei mesi, è sceso di 2,6 punti percentuali al 28,4%. Rimane al di sotto della media storica del 37,5% per la 56esima settimana consecutiva.

    Il sentiment ribassista, ovvero le aspettative di un calo dei prezzi delle azioni nei prossimi sei mesi, è salito di 3,6 punti percentuali al 36,7%. È la prima volta dall’agosto 2022 che il pessimismo è rimasto sotto il 40% per tre settimane consecutive. Rimane comunque al di sopra della media storica del 31%.

    Classifica dei mercati azionari globali

    I rendimenti delle principali borse europee, statunitensi e cinesi nel 2023 sono i seguenti:

    1. Shanghai Shenzhen CSI 300 +8.52%.
    2. FTSE MIB italiano +11.21%.
    3. Nasdaq 100 +11.21%.
    4. Euro Stoxx 50 +8.85%.
    5. IBEX 35 35 +9.76%.
    6. CAC 40 +8.72%.
    7. Dax tedesco +7.81%.
    8. S&P 500 +6.02%.
    9. Nikkei giapponese +5.13%
    10. FTSE 100 britannico +4.06%.
    11. Dow Jones Industrial Average +2.5%.

    Nota: L’autore non possiede nessuno dei titoli citati.

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Il FTSE di Londra è sui massimi storici
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