Il clamoroso rialzo del prezzo del Brent visto da inizio novembre in poi in contemporanea con quello dei mercati azionari, ha spinto le quotazioni del petrolio del Mare del Nord da 35,70 a 57,42 dollari in poco più di due mesi con un rialzo di 60 punti percentuali, evidenziando ancora una volta il ruolo del petrolio come barometro della situazione sui listini azionari.
La salita sembra però avere ancora pochi margini di crescita avendo una resistenza molto forte a 58,00/50 dollari rappresentata dall’incrocio di due trendline.
Solo il superamento di questo livello aprirebbe una nuova fase di forza verso il successivo obbiettivo posto a 71,50/72,00 dollari livelli pre-pandemici di marzo 2020.
Nel breve sono possibili storni verso 52,60/53,00 dollari. Discese al di sotto di 50,00 indicheranno la presenza di una correzione di grado maggiore con la possibilità di rivedere quota 46,00/50 dollari che corrisponde al ritracciamento del 50% di tutto l’ultimo rialzo.