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Wall Street (e BTP): sollievo

Pubblicato 17.10.2018, 10:37
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Mercoledì 17 Ottobre

 Una sessione che non possiamo che definire spumeggiante sui mercati azionari ha goduto anche del piacevole corollario di un tono positivo sui governativi italiani (e periferici). Micro (trimestrali) e Macro (rapporto JOLTs) hanno congiuntamente contribuito al ritorno della propensione al rischio. Anche se le implicazioni inflattive, e di conseguente necessità di rimozione dello stimolo monetario, dei segnali provenienti dal mercato del lavoro, evidentemente non prese in considerazione dagli investitori nella sessione di ieri (curva US praticamente ferma) non sono da trascurare.

 Il potente rimbalzo dei mercati americani. Recentemente avevano sofferto più degli altri settori, ma sono stati propri i titoli tecnologici e le small-cap a guidare ieri la riscossa: S&P 500 +2.1%, Nasdaq Comp +2.9%, Russell 2000 +2.8%. Il VIX ha perso più di 3 punti, chiudendo sotto quota 18. Il progresso giornaliero dell’S&P 500 è stato il più elevato da fine marzo. Anche i crediti rischiosi hanno abbondantemente beneficiato del tono esuberante di Wall Street. La compressione degli spread (12bp per il CDX 5Y HY tornato sotto quota 350bp) è stata la più significativa in una singola sessione da febbraio. L’Europa, pur restando, nel bene e nel male, relativamente ai margini dell’azione, non si è lasciata sfuggire un corposo rimbalzo (Euro Stoxx 50 +1.5%) per l’occasione amplificato a Piazza Affari (+2.2%) dalla parallelo recupero dei governativi italiani.

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 Treasury poco mosso. Non sarà passata inosservata la scarsa reattività della curva US alla giornata spumeggiante delle borse. Il rendimento a 10Y è salito di un misero punto base (2.16%). Credo che non sia il caso più di tanto di andare alla ricerca di dinamiche macro per razionalizzare questo comportamento. Anche nel momento più violento del ribasso, settimana scorsa, i bond avevano reagito (al rialzo) con una certa compostezza. Semplicemente, dopo l’accelerazione rialzista (dei rendimenti) di fine settembre, l’azione e la volatilità sembrano essere passate con decisione in ambito azionario.

 Supporto al mercato: micro e macro. Sono state le ottime trimestrali comunicate ieri il principale catalizzatore del tono positivo. Finanziari (Goldman e Morgan Stanley (NYSE:MS)) e beni di largo consumo (Johnson&Johnson) hanno parimenti contribuito, con la ciliegina finale tecnologica arrivata con Netflix che, dopo la chiusura, battendo nettamente le stime sugli utili e sul numero di nuovi iscritti al servizio, ha visto l’azione salire da 346 a 386 dollari (+11%). Dal punto di vista macro il contributo è arrivato dal rapporto JOLTs che ha confermato lo stato pimpante del mercato del lavoro statunitense. Il messaggio qui potrebbe avere un rovescio della medaglia, considerate le implicazioni sulle pressioni salariali in grado di mantenere la Fed sul piede di guerra e/o di erodere i margini aziendali. Almeno per ieri comunque il mercato ha deciso di concentrarsi sull’aspetto più dichiaratamente positivo (i.e. un’economia in salute).

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 Mercato del lavoro e inflazione salariale. Sotto questo aspetto i segnali provenienti ieri da entrambi i lati dell’oceano (US e UK) sono stati decisamente coerenti. C’è chi paragona i job openings (richieste di assunzione) pubblicati ieri (7.2 mio per il mese di agosto) con i disoccupati a disposizione (6.2 mio in agosto) per sottolineare che c’è un gap tra la richiesta di lavoro e la manodopera potenzialmente disponibile superiore a 1 milione di unità (considerando poi che i disoccupati a settembre sono ulteriormente calati). Una situazione che per molti è destinata a sfociare inevitabilmente in un aumento significativo dell’inflazione salariale, finora incapace di salire sopra al 3% come ci si potrebbe attendere storicamente nella fase finale e più matura di un ciclo di espansione. Da questo punto di vista l’indicatore più seguito, i salari orari medi (AHE) rilevati nel rapporto mensile sull’occupazione (i Payrolls) sono risultati del 2.8% nell’ultima rilevazione ma, anche solo con un numero normale m/m (0.25% la media abbastanza stabile vista nel 2018), il mese prossimo vedrà la crescita su base annua salire a un più robusto 3.2% per un ‘effetto base’ (esce dall’orizzonte il dato debole di ottobre 2017). Anche i dati occupazionali UK, pubblicati ieri, hanno mostrato un quadro simile, con il secondo mese consecutivo di stime battute sul fronte della crescita salariale: il +3.1% y/y ex-bonus rappresenta il dato più robusto dal 2008. La narrativa di un mercato del lavoro sempre più ‘tight’ nel mondo occidentale (fatte le debite proporzioni il fenomeno è osservabile anche in Europa e Giappone) sembra ricevere un supporto ancora non costante ma sempre più frequente dai dati macro in arrivo.

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 Italia e periferia europea. La sessione è stata anche molto positiva per i governativi periferici che hanno sfruttato (ma anche alimentato con una correlazione benefica reciproca) il tono positivo dei mercati azionari. Gli spread (10Y vs Bund) in Italia, Grecia, Portogallo e Spagna si sono ridotti rispettivamente di 8bp, 9bp, 5bp e 2bp. La modalità tutto sommato ordinata con cui l’iter della legge di bilancio sta procedendo e, secondo alcune analisi, anche la competenza tecnica con cui sono stati redatti numeri (la tecnocrazia a supporto sembrerebbe continuare a funzionare bene e senza rinnovate tensioni) sta presumibilmente facendo bene ad asset italiani su cui il posizionamento speculativo ribassista rischia sempre di venir preso in contropiede quando ci ritroviamo in prossimità di livelli più volte indicati (1.5% 2Y, 3.5% 10Y, 300bp di spread). Ovviamente in mancanza di ulteriori avvitamenti negativi (la reazione europea alla finanziaria e le decisioni delle agenzie di rating rimangono in agguato). Da settimana scorsa è iniziata una visibile sotto-performance del governativo spagnolo, complice una copiosa offerta in asta e sviluppi politici (appoggio di Podemos ai socialisti sul budget), che ha visto lo spread tra BTP e Bono (10Y) stringersi di 12bp in meno di una settimana.

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 Sessione asiatica. Dopo spumeggiate sessione di ieri sui mercati occidentali, non è l’atteso progresso di molte piazze del pacifico a fare notizia (Nikkei +1.2%) ma l’idiosincratica difficoltà dell’azionario cinese. Hang Seng e Shanghai Composite sono al momento pressoché flat rispetto alla chiusura precedente dopo che tutti i principali indici onshore (Shanghai, Shenghen, CSI, Chinext) hanno toccato durante la sessione i minimi degli ultimi 4 anni.

 Le minute della Fed stasera sono il piatto forte in agenda anche se il loro messaggio è intrinsecamente sminuito dalla maggiore attualità dei vari interventi di Powell e compagni, arrivati a valle dell’ultimo FOMC. In Arabia Saudita l’ammissione che un operazione non autorizzata di intelligence si era trasformata in tragedia sembrava potesse fornire un elegante (si fa per dire) via d’uscita al regime saudita (e a Trump per evitare di dover rovesciare tavoli scomodi). Gli ultimi sviluppi (leggete solo se siete convinti di voler approfondire
https://twitter.com/ragipsoylu/status/1052263447335972864) rischiano però di mantenere questo focolaio di tensione ancora vivo, con il commando che voleva eliminare e non interrogare e i collegamenti della squadra in azione con il Principe Ereditario MBS non così semplici da ignorare. Infine stasera la cena del Consiglio Europeo a cui partecipa anche Theresa May non sarà una conviviale rimpatriata ma non potrà neanche essere la sede in cui sigillare un accordo, essendo mancato il lavoro preparatorio (negoziati stallati) degli ultimi giorni. Presumibilmente l’Europa confermerà nei suoi comunicati che il summit (ad-hoc) di novembre è destinato a trasformarsi in un no-deal summit se non ci saranno progressi significativi nella trattativa in tempi utili (i.e. molto brevi). Buona giornata

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Ultimi commenti

sollievo mica tanto. quelli della FED sono dei pazzi criminali. ma tutto è come previsto. dal 19.12.18 in poi vedo una gran moria di "bovini"....sarà un BAGNO DI SANGUE. meglio approfittare dei rimbalzi che ci saranno tra qui e li, con in mezzo l'8 Novembre e SPERANDO CHE QUELLI DELLA FED NON INSERISCANO UN ALTRO AUMENTO DEI TASSI. SAREBBE DAVVERO TROPPO.
Comply, ottimo articolo.
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