Investing.com – Vendite generalizzate in Europa a poche ore dalla chiusura dei mercati, con gli occhi puntati sulla Brexit e lo stato dell’economia negli Stati Uniti e Germania.
Le parole di Boris Johnson in conclusione della convention del Partito Conservatore in Gran Bretagna affossano l’indice britannico Ftse 100 che cede oltre il 2% e spinge in basso la sterlina sia nei confronti dell’euro che del dollaro.
Tra gli altri indici europei, cede oltre il 2% anche il francese Cac 40, seguito dal Dax, dall’Ibex 35 e dal Ftse Mib, tutti in calo superiore all’1%.
Le parole di Johnson hanno confermato la sua intenzione di portare il Regno Unito fuori dall’Unione europea il 31 ottobre, anche senza accordo. “Lo possiamo fare, lo dobbiamo fare e lo faremo”, ha tuonato il Premier.
“Amici miei”, concludeva Johnson "ho paura che dopo tre anni e mezzo la gente stia iniziando a sentirsi presa in giro. Sta iniziando a sospettare che ci siano forze in questo paese che, semplicemente, non vogliono realizzare la Brexit. E se queste impressioni si riveleranno vere, allora credo che ci saranno pesanti conseguenze sulla fiducia nella democrazia. Realizziamo la Brexit il 31 ottobre, per permettere al nostro paese di andare avanti".
Dall’Irlanda già sono arrivati i primi rifiuti al ‘ricatto’ britannico. Da Dublino la ministra degli Affari Europei irlandese, Helen McEntee, ha definito “inaccettabili” le richieste di “prendere o lasciare”, posizione condivisa anche dall’opposizione del Fianna Fail.
Proprio l’Irlanda è particolarmente interessata a quella che sembra essere la proposta di Johnson: un doppio confine tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord e un altro tra quest’ultima e l’Irlanda.
Dalla Germania è arrivata un’altra notizia che spinge sempre più al timore di una nuova recessione economica. I cinque principali istituti economici tedeschi (Diw, Iwh, Ifo,Ifw e Rwi) hanno tagliato le loro stime sulla crescita in Germania per il 2019 e il 2020.
Nel corso di quest’anno, prevedono, il Pil crescere dello 0,5% mentre la precedente previsione era dello 0,8%, ma la riduzione è stata maggiore per il 2020, passando dall’1,8% all’1,1%.
Sempre su un piano economico, le preoccupazioni sono arrivate dagli Stati Uniti, dove l’occupazione non agricola (ADP) di settembre ha visto un aumento inferiore al precedente e alle previsioni degli analisti con 135 mila nuovi posti, rispetto ai 157 mila del mese di agosto.
A Milano, intanto, le blue chips aumentano le perdite, guidate dal -3% di Buzzi Unicem (MI:BZU), Telecom Italia (MI:TLIT), Atlantia (MI:ATL) e Pirelli (MI:PIRC), seguiti dal -2% di Tenaris (MI:TENR), Recordati (MI:RECI), Ferragamo (MI:SFER), Exor (MI:EXOR), Ferrari (MI:RACE), Unicredit (MI:CRDI), Amplifon (MI:AMPF) e Leonardo. Restano positive, invece, Banco Bpm (MI:BAMI) e Ubi Banca (MI:UBI), sulla scia di una possibile fusione.