Di Alessandro Albano
Investing.com - Novembre è stato un mese decisamente positivo per i mercati. Gli investitori che hanno cominciato a prezzare il cosiddetto Fed Pivot dopo il rallentamento dell'inflazione Usa, liberando la strada per un recupero importante degli indici azionari: lo S&P 500 ha guadagnato il 5,4% e il Nasdaq 100 il +5,5% seguendo i rialzi del mese di ottobre.
Wall Street ha stranamente performato ben al di sotto delle peers europee: STOXX 600 +6,8%, FTSE MIB e DAX +8,6%, CAC +7,4% e FTSE 100 +7,1%. Così come i principali listini globali: Hang Seng +26%, Shanghai Composite +9,8%, con l'ETF MSCI ACWI ex-US (NYSE:CWI) (tutti i paesi escluso l’America) al +13,3%.
A questo ai aggiunge una flessione del dollaro americano del 5,1%, e un ribasso dei rendimenti obbligazionari: T-note 10 anni al 3,6% dal 4,2% di inizio mese (la curva con il biennale resta tuttavia molto invertita).
In ultima sede, è stato il governatore del Fed Jerome Powell ha dare un'ulteriore spinta all'azionario parlando del percorso dei tassi d'interesse. In un discorso tenuto mercoledì alla Brookings Institution di Washington, il numero uno della banca Usa ha di fatto confermato che la moderazione del ritmo dei tassi avverrà già nella riunione di dicembre.
Dall'altra parte, contrariamente alle attese del mercato su una pausa anticipata dei rialzi, Powell ha avvertito che il tasso di policy finale sarà "un po' più alto di quanto si pensava al momento della riunione di settembre", dando seguito alle parole di diversi policymaker come J.Bullard di St.Louis.
Secondo il Fed rate monitor di Investing.com, i future prezzano per la riunione di maggio un intervallo dei feb funds del 5%-5,25% rispetto agli attuali 3,75%-4%, mentre da Goldman Sachs (NYSE:GS) prevedono un rallentamento dei tassi a 50 pb a dicembre e a 25 pb a febbraio, marzo e maggio.
Per il mese di dicembre, e sopratutto dopo il meeting Fed del 14 dicembre, potrebbe quindi esserci spazio per ulteriori acquisti sugli indici azionari, a cui tuttavia si sommano le preoccupazioni per un 2023, in cui gli investitori dovranno fare i conti con recessione e contrazione degli EPS.
Sono diverse, infatti, le banche d'affari che concordano con questa view. Come Deutsche Bank (BIT:DBK), che con una recessione vede un calo fino al -25% sulle azioni, o come Mike Wilson, chief equity strategist di Morgan Stanley (NYSE:MS), secondo cui le azioni potrebbero subire un calo a due cifre "sopratutto all’inizio dell'anno".
Il bear market, quindi, è tutt'altro che finito ma con una recessione causata in parte anche dalle politiche restrittive delle banche, il prossimo anno potrebbe riservare anche buone notizie.
Secondo JPMorgan (NYSE:JPM), "le banche centrali saranno probabilmente costrette a cambiare rotta e a tagliare i tassi d'interesse nel corso dell'anno, il che porterà a una ripresa sostenuta dei prezzi degli asset e, di conseguenza, dell'economia, entro la fine del 2023, e a quel punto ci si concentrerà sui migliori fondamentali economici e societari nel 2024".