OraFinanza - Future in rosso dopo le parole ‘hawkish’ pronunciate ieri da Jerome Powell che ha mostrato di non essere ansioso di correre a tagliare i tassi di interesse, a cui si aggiungono alcune prese di profitto dopo il rally post elettorale e le incertezze sul futuro. A farne le spese sono soprattutto i contratti sul Nasdaq, con Tesla (NASDAQ:TSLA) che torna in parità nel pre market USA dopo i cali di questa mattina, seguiti in rosso da quelli sul Dow Jones (-0,30%) e da quelli sullo S&P500 (-0,50).
Tutti e tre i principali indici statunitensi sono destinati a chiudere la settimana in rosso, in quanto il forte rally post elezioni sembra essersi esaurito e l'attenzione del mercato si è spostata sullo stato dell'economia e sui potenziali rischi di inflazione sotto una seconda presidenza di Donald Trump.
Si sgonfia il super dollaro, oggi in calo nei confronti dell’euro, e la coppia EUR/USD sale a 1,0566, mentre l’oro resta al palo a 2.572 (future) e a 2.567 (spot) dollari l’oncia. In calo anche il Bitcoin, sotto i 90 mila dollari, mentre il greggio WTI (68,67 dollari) e il Brent (72,45 dollari) restano stabili.
Oggi erano attesi anche i dati sulle vendite al dettaglio del mese di ottobre, risultate in crescita dello 0,4% su base mensile rispetto, oltre le previsioni (+0,3%) ma meno del +0,8% precedente.
Ieri Powell ha citato la continua crescita economica, un solido mercato del lavoro e un'inflazione superiore all'obiettivo del 2% della Fed quali motivi per cui la banca centrale può permettersi di essere cauta mentre determina il ritmo e la portata dei tagli dei tassi in futuro.
"Il presidente della Fed Powell ha comunicato notizie che i mercati non volevano sentire, ma che erano chiaramente evidenti nell'ultimo rapporto CPI, ovvero che la Fed non può ancora dichiarare vittoria nella sua campagna per combattere l'inflazione", spiega Quincy Krosby, capo stratega globale per LPL Financial.
Ieri sera il presidente Fed Powell, ha iniziato la correzione di rotta sulla strada dei tassi di interesse affermando che non c’è fretta di tagliarli. Un messaggio per Donald Trump. Per la giornata odierna sono numerose le rilevazioni in uscita.
“L’aumento dei prezzi alla produzione e la frenata di Powell sui tassi di interesse per mettersi al riparo dalle politiche inflazionistiche che l’amministrazione Trump potrebbe adottare, hanno spinto i listini statunitensi a chiudere in negativo la seduta di ieri. Le parole del numero uno della Fed si sono tuttavia innestate in un processo di prese di beneficio dopo il Trump rally seguito all’elezione del magnate. Anche la forza del dollaro ha contribuito a frenare Wall Street”, spiegano in una nota gli analisti di Unicredit (BIT:CRDI).
Elementi che hanno spinto i trader ad aumentare le scommesse su tassi Fed invariati nella prossima riunione di dicembre, portandoli al 37,6%, rispetto al 14% di un mese fa, aumentate del 10% solo rispetto a ieri, secondo lo strumento FedWatch di CME Group. Ora si aspettano solo circa 73 punti base di allentamento totale entro la fine del 2025, secondo i calcoli LSEG.
La rielezione di Donald Trump ha costretto gli investitori a riconsiderare le loro strategie e tra le preoccupazioni emergenti spicca l'aumento del debito pubblico statunitense, conseguenza delle promesse elettorali del futuro Presidente. Un'analisi del Comitato apartitico per un bilancio federale responsabile stima che i piani del presidente potrebbero far lievitare il debito di 7,75 trilioni di dollari. Sebbene questa prospettiva non rappresenti un'emergenza immediata, gli investitori stanno già valutando le possibili implicazioni future di un tale incremento.
Secondo Rick Rieder, responsabile degli investimenti per il reddito fisso presso BlackRock (NYSE:BLK), "i mercati tendono a reagire alla minaccia più imminente. La questione del debito non sarà pressante nei primi mesi del 2025, ma diventerà inevitabilmente rilevante. Potrebbe emergere nella seconda metà del 2025 o all'inizio del 2026, a meno che non si affrontino seriamente le dinamiche di spesa, l'emissione di debito e le relative pressioni inflazionistiche".
Rieder ha delineato uno scenario in cui i cosiddetti ‘vigilanti obbligazionari’ potrebbero intervenire. Se i principali acquirenti di titoli del Tesoro percepissero le politiche fiscali di Trump come inflazionistiche, potrebbero astenersi dagli acquisti o addirittura vendere in massa, causando un aumento dei rendimenti. Ciò incrementerebbe i costi di servizio del debito per il governo USA, innescando potenzialmente un effetto domino sui mercati e sull'economia.
Nike (NYSE:NKE) (+1%): Pershing Square (NYSE:SQ) del miliardario William Ackman ha aumentato la partecipazione nella società a 16,3 milioni di azioni da 3,04 milioni.
Domino’s Pizza (+5%): Berkshire Hathaway di Warren Buffett ha acquisito circa 1,3 milioni di azioni della società, corrispondente ad una partecipazione del 3,6% per un valore di circa 550 milioni di dollari.
Alibaba (+3%): utile rettificato per il secondo trimestre per 15,06 yuan, battendo le stime di 14,88 yuan per azione (dati LSEG).
Palantir Technologies (+2%): ha annunciato che trasferirà la quotazione al Nasdaq a partire dal 26 novembre con lo stesso simbolo ‘PLTR’ e si aspetta anche di essere ammessa all'indice Nasdaq 100.
Pool Corp (+6%): Berkshire Hathaway dichiara di aver effettuato nuovi investimenti nella società nel terzo trimestre.
Ulta Beauty (-6%): Berkshire Hathaway ha ceduto il 96,5% della sua partecipazione nell'azienda, come risulta da un documento normativo depositato ieri.
Tesla
Jefferies: ‘neutral’ e prezzo obiettivo alzato da 195 a 300 dollari.
Nvidia
Oppenheimer: ‘buy’ e target price incrementato da 150 a 175 dollari.
Raymond James: ‘buy’ e prezzo obiettivo rafforzato da 140 a 170 dollari.
Mastercard
Piper Sandler: ‘buy’ target price alzato da 565 a 575 dollari.
Walt Disney
Piper Sandler: ‘neutral’ e prezzo obiettivo salito da 95 a 115 dollari.
Needham: ‘buy’ e incrementato da 110 a 130 dollari.