Inflazione Usa, chip quantistico e Cina

Pubblicato 11.12.2024, 15:14
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Inflazione Usa
In uscita il dato sull'inflazione americana, attesa al 3,3%. È un dato importante perché, dopo un forte calo iniziale, l'inflazione si è stabilizzata su questo livello e sembra non voler scendere ulteriormente. La Federal Reserve, basandosi su questo dato, deciderà settimana prossima con quale ritmo tagliare i tassi di interesse e si parla già di un possibile taglio di 25 basis point.
Il dato sull'inflazione USA è atteso al 3,3%.


Perché è rilevante? Per rispondere andiamo a scomporre l'inflazione nelle sue componenti principali: cibo, energia, beni essenziali e servizi (escludendo quelli energetici). Questo mese, a trainare l'inflazione dovrebbe essere ancora una volta la voce “servizi”. Ma perché i servizi sono così importanti? Il dato del 58% indica quanto pesano i servizi sull'indice complessivo dell'inflazione, pari a quasi due terzi del valore totale. Tra questi, una voce fondamentale è quella dello "shelter" (abitazioni), che pesa tra il 34% e il 35%. Anche questo mese è proprio questa voce a mantenere alta l’inflazione.
Se invece guardiamo il grafico, notiamo che le parti in rosso e viola – che rappresentano energia e beni essenziali – sono in territorio negativo. Questo significa che queste componenti dovrebbero avere un impatto deflattivo sull’inflazione.

Quando analizzo l'inflazione, escludo solitamente beni alimentari ed energia, arrivando così al dato del 3,3%, poiché queste componenti sono troppo volatili. Senza escluderle, il dato sarebbe del 2,7%, in lieve aumento rispetto al 2,6% del mese precedente. Questo incremento, anche se lieve, desta preoccupazione per la direzione che sta prendendo l'inflazione.


Il dato ufficiale sarà pubblicato alle 14:30 e molti economisti ritengono che la Federal Reserve dovrà ridurre i tassi di interesse di 25 basis point quest'anno, con un ulteriore taglio possibile in due occasioni il prossimo anno.

Alphabet (NASDAQ:GOOGL) e il chip quantistico

Ieri Alphabet ha registrato un rialzo del 6% in borsa, presentando Willow, il suo chip quantistico. Questo chip, in soli 5 minuti, è in grado di effettuare calcoli che i computer attuali non sarebbero in grado di eseguire nemmeno dall’inizio dell’universo. Niente paura: questo chip non è ancora pronto per applicazioni pratiche. Tuttavia, fa già parlare di sé e potrebbe rappresentare una minaccia per aziende come Nvidia e altri big del settore tecnologico. La crescita di Nvidia è stata strettamente legata alla domanda di chip per l’intelligenza artificiale. Negli ultimi anni, colossi come Microsoft (NASDAQ:MSFT), Google e aziende cinesi hanno investito in ricerca per ridurre la dipendenza da Nvidia, i cui prezzi sono molto elevati. Questo potrebbe creare un vantaggio competitivo.
Se Alphabet riuscisse a integrare questa tecnologia, potrebbe offrire servizi di intelligenza artificiale ancora più avanzati.
A tal proposito, Tognoli ci offre un punto di vista interessante. Secondo l'esperto, gli indici di borsa americani, soprattutto l’S&P 500, sembrano essere molto “tirati”. Ad esempio, l’S&P 500 ha un P/E di 25 volte, il che implica un rendimento a 10 anni di poco inferiore al 4%. Tuttavia, i titoli di Stato americani oggi offrono rendimenti superiori al 4%, dunque generebbero un premio per il rischio negativo.
Ma cosa significa premio per il rischio? Investire in azioni dovrebbe offrire un rendimento maggiore rispetto a un investimento privo di rischio, come i titoli di Stato. Ma con i rendimenti attuali, questo premio sembra scomparire.
Tognoli sottolinea che non siamo in un ciclo economico tradizionale. Grandi cambiamenti strutturali, come l’avanzata dell’intelligenza artificiale, stanno trasformando le economie, alterandole profondamente e cambiando le traiettorie di lungo termine.
Questo richiede un approccio agli investimenti più dinamico, meno legato ai tradizionali paradigmi di diversificazione. Ad esempio, la crescita delle “Magnifiche Sette” (le sette grandi aziende tecnologiche) non è casuale, ma rappresenta un nuovo paradigma economico, dove ci sono delle "mega forze che guidano la trasformazione economica che potrebbe continuare e spostare la tendenza a lungo termine, rendendo possibile un'ampia gamma di risultati molto diversi, al rialzo e al ribasso".
Cosa significa? Se continuiamo a seguire il vecchio paradigma della diversificazione, potremmo perdere questo trend. Secondo Tognoli, non è detto che sia così, ma quando si instaurano nuovi trend, rimanere attaccati ai vecchi paradigmi – come insegna Ray Dalio – è proprio ciò che porta a perdere il momentum. Ed è lì che si formano i gap più importanti nella gestione dei portafogli tra chi riesce a ottenere rendimenti elevati nel lungo periodo e chi no.
A tal proposito è interessante osservare una ricerca di Morgan Stanley (NYSE:MS).
Nel grafico vediamo, nelle tre linee – blu, gialla e marrone – come si sono mosse le revisioni a rialzo degli utili dei tre indici principali. Il Nasdaq (linea blu) mostra come l'indice abbia avuto la maggiore revisione a rialzo degli utili. Ed è qui che cade un po’ il concetto di P/E: se c’è una forte crescita degli utili, allora sono disposto a investire anche a un P/E che, fotografato oggi, sembra molto alto. La crescita degli utili futuri, però, andrà a comprimere quel P/E.
Il grafico sottostante mostra la revisione degli earnings per il settore software e per il settore chip. Il settore software e servizi ha registrato una crescita molto alta nelle revisioni, mentre il settore dei chip è un altro mondo. Infatti, ci sono state revisioni al ribasso per molti big del settore chip, ma non per Nvidia. Mentre il settore chip ha subito revisioni al ribasso, il settore software è stato rivisto al rialzo.

Il grafico sotto, invece, mostra un’analisi simile sui servizi finanziari. Il rialzo delle aspettative è dovuto sia all’aumento dei tassi, che avvantaggia il settore finanziario, sia alle aspettative di una deregulation.

Cina e rischi economici

La Cina darà inizio oggi, 11 dicembre, alla riunione di due giorni sulla politica economica annuale. I target sono 5% di crescita del PIL nel 2025 e un deficit dello Stato al 3%.

Ma il problema della Cina rimane: dove sta andando la crescita economica? I dati sull'inflazione ci parlano di un’inflazione quasi da deflazione.
Ci sono indicazioni che la Banca del Popolo Cinese potrebbe tagliare i tassi di interesse di 40 basis point il prossimo anno, portandoli all’1%. Tuttavia, economisti e mercati si dicono molto delusi dall'intervento della politica monetaria.
Oggi gli indici cinesi ne risentono. L'Hang Seng di Hong Kong è in calo dello 0,77%, mentre il CSI 300 segna un calo dello 0,2%. Questo nonostante la riunione, che dovrebbe promettere stimoli fiscali ed economici per l’economia cinese.
C’è delusione perché questi stimoli non stanno arrivando. Pechino sembra non voler essere interventista sull'economia, nonostante due grandi problemi:
  • lo sgonfiamento della bolla immobiliare
  • un’inflazione molto bassa, e il pericolo rappresentato dalla minaccia di tariffe e dazi commerciali, che potrebbero avere un impatto significativo sulla Cina, essendo uno dei maggiori esportatori verso gli Stati Uniti.

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