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JPY ai massimi da due anni sul dollaro per l’inattività della BoJ

Pubblicato 16.06.2016, 09:59
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In tutto il mondo è stata una notte impegnativa per i banchieri centrali, ma l’esito delle riunioni della BoJ e del FOMC erano già state scontate, quasi del tutto. Il biglietto verde, infatti, non si è mosso molto dopo il comunicato e la conferenza stampa del FOMC, invece lo yen giapponese si è apprezzato bruscamente contro tutte le divise.

Negli USA, i membri della Fed hanno rivisto al ribasso le loro proiezioni sui tassi sui fondi federali e continuano a prevedere due rialzi del tasso nell’anno in corso, anche se un numero crescente di membri ora ne prevede soltanto uno per il 2016. Il comunicato non è stato molto diverso da quello di aprile, in esso si sottolinea che, dall’ultima riunione, “gli aumenti dei posti di lavoro sono calati”. Durante la conferenza stampa seguita alla riunione, la presidente della Fed Yellen ha dato rilievo ai deboli dati sul lavoro di maggio, fatto accenno al rischio di Brexit e ripetuto che sono necessari altri segnali positivi prima di alzare i tassi. Nel complesso, l’esito della riunione è stato più accomodante, il che ci fa dubitare che la Fed riuscirà a intervenire prima della fine dell’anno. Dopo la conferenza stampa il biglietto verde è sceso leggermente, l’EUR/USD ha toccato quota 1,1298 per poi stabilizzarsi intorno a 1,1275. Tuttavia, in vista del voto sulla Brexit della prossima settimana, ci aspettiamo che l’USD resisterà contro gran parte delle valute perché gli operatori staranno alla larga da asset rischiosi. Pertanto la prossima settimana il ribasso del dollaro sarà limitato.

Come ampiamente previsto dal mercato, noi compresi, la Banca del Giappone (BoJ) ha lasciato invariata la sua politica monetaria, mantenendo una visione ottimista sull’economia. Il mancato intervento della BoJ ha provocato un’impennata dello yen giapponese contro tutte le valute (+2,70% contro l’AUD, 2,45% contro la GBP, 2,38% contro il CAD e 2,07% contro l’USD) e vendite sull’azionario giapponese, con il Nikkei e il Topix in calo rispettivamente del 3,05% e del 2,78%. Crediamo che sia solo questione di tempo prima che la BoJ prema il pulsante di un’altra tornata di stimoli, perché il rafforzamento dello yen mette a repentaglio le prospettive, già deboli, per l’economia. La coppia USD/JPY è scesa fino a 1,0361, livello minimo dall’agosto del 2014.

Dopo la pausa di ieri, il mercato azionario si prepara a un’altra giornata difficile. Le azioni cinesi hanno perso marginalmente terreno, con l’indice CSI 300 in calo dello 0,59%. A Hong Kong, l’Hang Seng ha ceduto il 2,20%, il Taiex di Taiwan è scivolato dell’1,30%. In Europa, i future cedono più dell’1%, con il Footsie a -1,41%, il DAX a -1,81% e l’SMI a -1,66%. I metalli preziosi hanno tratto vantaggio dall’avversione al rischio, con l’oro in rialzo dell’1,46% e l’argento dell’1,73%.

Oggi gli operatori monitoreranno la pubblicazione del rapporto trimestrale della BNS; le vendite al dettaglio e la decisione sul tasso della BoE nel Regno Unito; l’IPC nell’Eurozona; le domande iniziali di disoccupazione e il rapporto IPC negli USA; l’IPC e le riserve auree e in valuta estera in Russia.

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