Nel complesso, dal 24 giugno la propensione al rischio è migliorata notevolmente, sebbene gli asset rischiosi arranchino ancora. Il voto sulla Brexit ha gettato, infatti, un’enorme ombra sulle prospettive globali e gli investitori si chiedono quale sarà il prossimo fattore in grado di dare una spinta all’azionario.
Quella dell’azionario è stata una ripresa a macchia: i titoli USA hanno già recuperato le perdite post-Brexit, gli indici azionari dei mercati emergenti hanno guadagnato non poco in previsione di una fase prolungata di tassi d’interesse bassi, invece gli indici europei fanno fatica a tornare sui livelli precedenti alla Brexit perché permane l’incertezza sul futuro dell’Unione Europea.
Martedì quasi tutti gli asset finanziari si sono mossi in territorio negativo, l’Oro ha ceduto lo 0,55%, l’Argento l’1,85%, il Petrolio Greggio West Texas Intermediate l’1,65%, e anche tutti gli indici azionari regionali asiatici erano in rosso.
Le vendite generalizzate suggeriscono che gli investitori stanno incassando i profitti.
Fra le valute G10, lo Yen giapponese è stata l’unica divisa in grado di estendere i guadagni contro il dollaro; La coppia USD/JPY ha ceduto lo 0,60%, toccando quota 101,88 a Tokyo, per poi consolidarsi intorno a 102. Dal voto sulla Brexit, la coppia di valute si è mossa lateralmente, nella fascia compresa fra 101,40 e 103,40, perché permane la domanda di beni rifugio.
In Australia, sull’onda dell’incertezza politica, la banca centrale (RBA) ha mantenuto invariato l’obiettivo per il tasso OCR al minimo storico pari all’1,75%. La banca centrale vuole tenersi qualche munizione in vista del prossimo rapporto sull’inflazione, in uscita il 27 luglio. Infatti, nel caso di rinnovate pressioni al ribasso sull’inflazione, la RBA molto probabilmente taglierà di nuovo il tasso di riferimento.
Sul fronte dei dati, le vendite al dettaglio hanno mancato le previsioni medie, pari al +0,3% m/m, attestandosi al +0,2% a maggio, in rialzo dello 0,1% rispetto al mese precedente. Il deficit commerciale di maggio si è attestato a 2,2 mld di AUD, rispetto ai previsti 1,7 mld AUD; ciò nonostante, la tendenza punta ancora a un miglioramento costante.
L’AUD/USD è sceso dello 0,46% a Sydney, a 0,75 USD.
Tutto sommato, l’AUD scambia all’insegna di un momentum positivo, ma deve ancora recuperare il calo del 4,5% segnato il 24 giugno. Le crescenti probabilità di un nuovo taglio del tasso dalla RBA impediranno all’AUD/USD di acquisire slancio e, in attesa del prossimo rapporto IPC, la valuta passerà di mano lateralmente, fra 0,73 e 0,76.
Sul fronte azionario, il Nikkei ha ceduto lo 0,67%, il più ampio indice Topix lo 0,42%. Nella Cina continentale, l’indice CSI 300 ha annaspato, guadagnando un minuscolo 0,02%, mentre sulle piazze offshore l’Hang Seng ha perso lo 0,78% e il Taiex lo 0,51%. In Europa, i future sui listini azionari mostrano ribassi diffusi, con il DAX a -0,35%, il CAC a -0,19%, l’SMI a -0,14% e il Footsie piatto.
Oggi gli operatori monitoreranno i PMI servizi e compositi in Spagna, Italia, Russia, Francia, Germania, Eurozona, Regno Unito e Brasile; gli ordini alle fabbriche e gli ordini di beni durevoli negli USA; per quanto riguarda le banche centrali, sono previsti gli interventi di Carney (BoE), Dudley (Fed) e Lautenschlaeger (BCE).