Market Brief
Ieri l’USD è stato venduto massicciamente in scia alla debolezza del PIL USA. Stando ai risultati preliminari, nei primi tre mesi del 2015, l’economia USA è cresciuta a un ritmo annuale pari solo allo 0,2%, rispetto all’1% previsto dagli analisti. Gli indici azionari USA hanno ceduto terreno, con l’S&P 500 a -0,37% e il Nasdaq a -0,63%; a soffrire di più sono state le società di piccola e media capitalizzazione, con l’indice Russell 2000 a -0,99%. Il rendimento dei decennali del Tesoro USA è salito di 10 punti base in concomitanza dell’asta di titoli di stato; poi il rendimento si è stabilizzato intorno al 2,02%. Il dollaro ha perso più dell’1%, scendendo a 95,24, livello minimo da inizio marzo.
Senza riservare sorprese, il FOMC ha diffuso un comunicato relativamente accomodante, a poche ore dalle cifre deludenti sulla crescita. Come previsto, il comitato ha riconosciuto che l’economia USA è cresciuta più lentamente nel primo trimestre e ha aggiunto che la recente debolezza è dovuta in parte a fattori passeggeri. Ciò nonostante, i funzionari della Fed sembrano continuare a credere che la crescita economica e l’inflazione nei prossimi mesi rimbalzeranno, spianando così la strada a un taglio del tasso. La probabilità di un rialzo del tasso a giugno è scesa significativamente, la Fed, infatti, ha aggiunto che “l’attività economica si espanderà a un ritmo moderato”. Tuttavia, poiché i funzionari della Fed rimangono fiduciosi nell’economia, un rialzo del tasso potrebbe arrivare già a settembre.
Il dollaro non ha reagito alla diffusione del comunicato, poiché i venditori si erano già attivati intensamente nelle ore precedenti. L’EUR/USD ha raggiunto il massimo da 10 settimane a quota 1,1188 prima di consolidarsi intorno a 1,11 durante la seduta asiatica. L’euro ha infranto la forte resistenza a 1,1043 (massimi multipli).
In Asia, è stata una giornata difficile per l’azionario giapponese dopo la prima giornata di festività. Il Nikkei ha aperto sotto i 20.000 punti e ha archiviato la seduta in calo del 2,60%. A Shanghai, le azioni sono piatte, mentre l’Hang Seng ha ceduto lo 0,71%. Anche gli indici azionari australiani sono in calo, del -0,83%, l’indice S&P/ASX è sceso a 5.790 punti. L’USD/JPY si avvicina sempre di più al minimo segnato il 26 marzo a quota 118,33. Il prossimo supporto chiave staziona a 117 (livello psicologico e minimo d’inizio febbraio). Al rialzo, le resistenze rimangono a 119,74 e 120,18 (38,2% e 50% di Fibonacci sulle vendite di marzo).
L’AUD/USD sta perdendo slancio ed è sceso dal massimo precedente a 0,8076. L’AUD dovrebbe trovare un po’ di supporto a 0,7938 (massimo del 24 marzo) e scendere intorno all’area 0,7846/84.
Come ampiamente previsto, la banca centrale del Brasile (BCB) ha alzato il tasso Selic di 50 punti base, portandolo al 13,75%, livello massimo da gennaio 2009. La decisione unanime della banca centrale è quanto mai necessaria, perché il paese fa fatica a tenere sotto controllo l’inflazione in aumento (a marzo l’inflazione è salita all’8,13% a/a); la banca centrale vuole riportala al 4,5% nel 2016. L’USD/BRL è ancora in un canale discendente ma non è riuscito a violare il supporto a 2,7913 (minimo del 3 marzo). Continuiamo a prevedere un calo del BRL, pur non escludendo una piccola correzione nel breve termine.
Oggi gli operatori monitoreranno il PIL in Spagna, la variazione nella disoccupazione in Germania e nell’UE, il PIL canadese, redditi e spese personali e richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli USA. Nel pomeriggio sarà diffuso anche l’indice dei direttori d’acquisto di Chicago. In Brasile saranno resi noti i dati sul rapporto debito netto/PIL e il saldo nominale di bilancio.