Market Brief
In Asia, il dollaro australiano ha sentito la pressione generata dall’ultimo rapporto sul lavoro, che ha sorpreso in notevole ribasso. Il tasso di disoccupazione è tornato al 6,00%, mancando la previsione media pari al 5,8%, l’occupazione è calata di 7.900 unità, rispetto al previsto incremento di 13.000 posti di lavoro.
Crediamo comunque che sia troppo presto per tirare delle conclusioni preoccupanti, perché la tendenza complessiva lascia presagire un miglioramento del mercato del lavoro, potrebbe dunque trattarsi di una battuta d’arresto temporanea.
Gli operatori monitoreranno pertanto con attenzione la pubblicazione del prossimo dato, prevista per il 17 marzo, perché un’altra delusione potrebbe indicare un’inversione del trend. In scia alla pubblicazione, l’AUD/USD è sceso dello 0,65% a 0,7134, per poi stabilizzarsi intorno a 0,7150.
Come ho scritto nello Snapshot di ieri, il giudizio per l’AUD/USD rimane ribassista, perché sembra che nelle ultime settimane il dollaro USA sia stato venduto in modo eccessivo.
Nella notte le valute dei mercati emergenti hanno registrato forti guadagni grazie al miglioramento della propensione al rischio.
Il real brasiliano ha messo a segno i guadagni maggiori, in rialzo di quasi il 2% contro l’USD; la coppia USD/BRL è scesa sotto il livello a 4,00. Il peso colombiano e il peso cileno hanno guadagnato l’1,60% e l’1,25% contro il biglietto verde, il peso messicano si è apprezzato dello 0,55%. Le valute dei mercati emergenti asiatici non hanno tratto vantaggio dal recupero della propensione al rischio, le apprensioni per la Cina fanno presagire interventi di svalutazione competitiva da gran parte delle banche centrali regionali asiatiche. La banca centrale cinese (PBoC) ha fissato la quotazione dell’USD/CNY a 6,5152, in lieve ribasso rispetto a quella precedente, pari a 6,5237.
A Wall Street, per la prima volta dal dicembre scorso, i titoli USA hanno inanellato il terzo giorno di guadagni consecutivi, perché si attenuano i timori di recessione. L’S&P 500 ha guadagnato l’1,65%, il Nasdaq è balzato del 2,21%, e il Dow Jones dell’1,59%.
In Asia, fatta eccezione per i mercati della Cina continentale, gli indici azionari si sono mossi in territorio positivo sulla falsariga di Wall Street. In Giappone, il Nikkei e il Topix hanno guadagnato rispettivamente il 2,28% e il 2,25%. A Hong Kong, l’Hang Seng è salito del 2,12%, l’STI di Singapore è balzato dell’1,97%.
In Cina, i titoli sono scesi leggermente, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno ceduto rispettivamente lo 0,16% e lo 0,34%.
In Europa, i future puntano a un avvio di seduta positivo.
Tuttavia, il mercato ora si chiede se sia arrivato il momento di affrettarsi a comprare azioni, e cavalcare così il potenziale ritorno del mercato toro, o se sia meglio rimanere prudenti, perché il recente recupero potrebbe essere passeggero.
Nella notte il dollaro USA si è mosso lateralmente, mentre gli operatori elaboravano i contenuti dei verbali della riunione del FOMC. Dai verbali emerge che gran parte dei membri della Fed teme che le attuali turbolenze sui mercati di tutto il mondo e il rallentamento globale possano condizionare l’economia statunitense e far deragliare il corso dei tassi della Fed. Ci pare che, in generale, la fiducia dei membri della Fed nella forza dell’economia USA si stia deteriorando, infatti appaiono sempre più cauti, soprattutto se si confrontano i verbali di gennaio con gli interventi pronunciati dai membri più aggressivi prima del rialzo dei tassi. L’EUR/USD annaspa intorno a 1,1130.
Oggi gli operatori monitoreranno la bilancia commerciale in Svizzera; il rapporto IPC in Francia e Svezia; il tasso di disoccupazione, le vendite al dettaglio, le riserve di oro e valuta straniera dalla Russia; le prospettive delle imprese della Fed di Philadelphia, le domande iniziali di disoccupazione, l’indice predittivo e il discorso di Williams (Fed) a Los Angeles negli USA.