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Tassi Bce: il focus è passato da inflazione a crescita, i commenti degli analisti

Pubblicato 18.10.2024, 09:54
© Reuters

Investing.com – L’inflazione scende mentre i rischi per la crescita salgono. È così che la Bce ha dato un’altra sforbiciata ai tassi d’interesse, portando il tasso sui depositi al 3,25%. Si tratta del secondo taglio consecutivo, un’accelerata rispetto al ritmo di un taglio ogni trimestre tenuto in precedenza.

Quali sono i dati che hanno spinto Francoforte ad aumentare il passo e i pericoli che corre l’economia Europea? Come si comporteranno Lagarde e colleghi nelle prossime riunioni? Per rispondere a queste e ad altre domande, Investing.com ha raccolto i commenti degli analisti sull’ultimo meeting della Bce.

Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm


Tagliando i tassi di interesse di altri 25 punti base oggi la Banca Centrale Europea ha preso un'iniziativa coraggiosa, che segna la seconda riduzione consecutiva e la terza di quest'anno.

L'Eurotower ha optato per questa decisione prima di Federal Reserve e Banca d'Inghilterra, a riprova della convinzione di Francoforte che i rischi di inflazione siano diminuiti in modo significativo, mentre, però, le prospettive di crescita si sono indebolite.

Questi tagli dei tassi consecutivi, i primi in 13 anni, sottolineano le serie preoccupazioni della BCE riguardo alla debolezza della crescita economica, in particolare per quanto riguarda la Germania. È chiaro che l'attenzione si è spostata dalla gestione dell'inflazione al rilancio della crescita.

Peter Goves, Head of Developed Market Debt Sovereign Research di MFS IM

Taglio dei tassi di interesse di 25 pb al 3,25%. Come ampiamente previsto, la BCE ha tagliato il tasso di interesse con una decisione unanime di 25 pb al 3,25%. La decisione rimane basata su una funzione di reazione che include la valutazione delle prospettive di inflazione, la dinamica dell'inflazione sottostante e la forza della trasmissione della politica monetaria. Un nuovo elemento, leggermente espansivo, è stato aggiunto al paragrafo introduttivo della dichiarazione ufficiale: “Le informazioni in arrivo sull'inflazione mostrano che il processo disinflazionistico è ben avviato. Le prospettive dell'inflazione risentono anche delle recenti sorprese al ribasso negli indicatori dell'attività economica. Nel frattempo, le condizioni di finanziamento rimangono restrittive”. Data la debolezza delle prospettive di crescita, continuiamo a vedere i tassi terminali di mercato fissati su valori leggermente elevati. Sebbene nel comunicato o nella conferenza stampa non contengano molte novità che giustifichino la fissazione di tassi sub-neutrali, in ultima analisi riteniamo che ciò sarà necessario per raggiungere l'obiettivo di inflazione. Questo ci fa rimanere strategicamente costruttivi sulla duration dell'area dell'euro. La Lagarde ha riconosciuto che i rischi per la crescita rimangono orientati al ribasso.

Martina Daga, Macro Economist, AcomeA SGR

Il ciclo di riduzione dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea (Bce) ha preso avvio a giugno di quest'anno con un taglio iniziale di 25 bp, segnalando un approccio piuttosto prudente. Nonostante il tasso di inflazione si sia stabilizzato già dalla fine del 2023, a settembre l'inflazione headline è scesa sotto il target della Bce, attestandosi all'1,7%, mentre l'inflazione core è rimasta più elevata, di circa 1 punto percentuale. La Bce ha poi fatto un ulteriore taglio di 25 bp a settembre, consolidando così le aspettative di un ritmo di riduzione trimestrale dei tassi, con un particolare focus sui meeting di aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche.

Nelle settimane prima del meeting di ottobre tuttavia, il Consiglio direttivo ha spostato l'attenzione sulla debolezza dei dati di crescita economica nella misura in cui questa crei rischi al ribasso sull’inflazione, orientando i mercati verso un'accelerazione del ciclo di tagli e preparando il terreno per una nuova riduzione dei tassi già a ottobre. È importante sottolineare che, a partire da marzo 2024, i dati economici hanno costantemente deluso le aspettative di consenso del mercato.

Nel comunicato di ottobre, la Bce ha infatti riconosciuto che le prospettive inflazionistiche sono influenzate anche dalle recenti sorprese al ribasso degli indicatori di attività economica. Questo sembra suggerire una maggiore fiducia nel processo di disinflazione e maggiore sicurezza sul fatto che l’inflazione sia in una traiettoria discendente.

Nonostante il contesto economico rimanga fragile, ci sono segnali di un leggero miglioramento in Eurozona, o perlomeno non di un ulteriore peggioramento. L'ultimo sondaggio della Bce sulle condizioni creditizie nell'Area Euro evidenzia una ripresa della domanda di credito da parte di famiglie e imprese, accompagnata da un moderato allentamento degli standard creditizi. La Bce si aspetta inoltre che guadagni in termini di reddito reale possano sostenere o, meglio, far riprendere i consumi nell’area. Sebbene da settembre i dati economici continuino a sorprendere negativamente, l'entità delle sorprese sta progressivamente diminuendo. Le dinamiche domestiche, tuttavia, restano deboli e crescono le incertezze legate agli sviluppi internazionali, in particolare in vista delle elezioni negli Stati Uniti, Lagarde sottolinea che l’Eurozona potrebbe risentire particolarmente di tensioni commerciali.

La decisione di politica monetaria di ottobre è stata unanime e una chiara dimostrazione dell’approccio strettamente data dependent e meeting-by-meeting. Lagarde ha chiarito che nelle ultime settimane tutti i dati di inflazione e crescita economica sono stati più bassi delle loro attese, e questo ha trainato la decisione di oggi. Le prossime decisioni in particolare dipenderanno dalle aspettative di inflazione, dalle dinamiche dell’inflazione core e dalla forza del meccanismo di trasmissione di politica monetaria; non c’è alcun impegno preventivo per le prossime decisioni di politica monetaria che verranno prese meeting-by-meeting. Il prossimo appuntamento di politica monetaria sarà il 12 dicembre.

Álvaro Sanmartín, Chief Economist, Amchor IS

In linea con le aspettative, la Bce ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base e, pur sottolineando che le decisioni continueranno a essere prese riunione per riunione, sembra chiaro che probabilmente assisteremo a un ulteriore taglio dei tassi nella prossima riunione di dicembre.

In effetti, il tono generale della conferenza stampa di Lagarde è stato chiaramente dovish, per tre motivi. Innanzitutto, dalle sue parole emerge chiaramente che l'autorità monetaria europea comincia a preoccuparsi più per la crescita lenta che per l'inflazione. In secondo luogo, ha parlato esplicitamente di un'evoluzione della politica monetaria verso la neutralità, il che implica che si prevedono ulteriori tagli dei tassi nelle prossime riunioni. Infine, ha riconosciuto che l'inflazione di settembre ha sorpreso significativamente al ribasso e che, in prospettiva, i rischi di inflazione sono ora più al ribasso che al rialzo.

Questo tono dovish è una buona notizia, sia sul fronte macro sia per l'azionario europeo. Penso, in particolare, che vedremo altri tagli di 25pb da parte della Bce in riunioni consecutive. Allo stesso tempo, però, continuo a prevedere un rimbalzo dei consumi privati nei prossimi trimestri che, a sua volta, significherà che il tasso finale di questo ciclo di allentamento finirà per essere più alto di quanto attualmente scontato. Trovo ancora molto difficile, infatti, che la Bce abbassi i tassi oltre il 2,5-3%.

Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte

Come ampiamente atteso dal consenso, la BCE ha tagliato i tassi d’interesse di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 3,25%.

Nel corso della conferenza stampa, la parola "downside", riferita sia alla crescita sia all'inflazione, è stata dominante. Sul fronte dell’inflazione, nel comunicato viene dipinto uno scenario più favorevole rispetto a quello di settembre, malgrado l'ipotesi di un temporaneo recupero di breve nei prossimi mesi. Questa indicazione è desumibile sia dal riferimento a un processo disinflattivo ben avviato, sia dal fatto che il ritorno al 2% è atteso “nel corso del 2025”, e non più nella seconda parte dell’anno, come era stato dichiarato in precedenza.

Nel suo complesso, il comunicato ha tenuto conto sia del forte rallentamento dell’economia tedesca, sia degli ultimi dati sull'inflazione in area Euro di settembre, rivisti proprio oggi al ribasso da 1,8% a 1,7%. Nel frattempo, i dati sulle vendite al dettaglio Usa di settembre sono risultati ampiamente sopra le attese, anche per la sottocomponente utilizzata per il computo del PIL (Control Group). La reazione più evidente sui mercati è stata l'allargamento degli spread di tasso che sul comparto a 2 anni ha superato i 180 pb, contribuendo all'ulteriore apprezzamento del dollaro verso area 1,08.

Tutto questo, in un contesto di aumento della percezione di una maggiore probabilità della vittoria di Trump sulla base di sondaggi più recenti, che potrebbe impattare sul rialzo dei tassi a termine alla luce dei forti programmi di spesa.

In sintesi, la riunione della BCE di oggi rafforza l'ipotesi di raggiungimento del tasso sui deposti al 2% entro la metà del 2025, il che implica un taglio in ognuno dei prossimi meeting di politica monetaria entro giugno.

Antonella Manganelli, AD di Payden & Rygel Italia


Sebbene l'inflazione rimanga elevata, trainata dalla crescita dei salari, si prevede un rallentamento nel corso del prossimo anno. I profitti hanno in parte attenuato l'effetto inflazionistico dell'aumento dei salari e si prevede che le pressioni sui costi del lavoro diminuiscano gradualmente. Il mercato del lavoro rimane resiliente e ci si attende un lento recupero della spesa delle famiglie.

La Presidente della BCE Christine Lagarde ha evidenziato una crescita economica inferiore alle aspettative, con contrazioni nel settore manifatturiero e deboli investimenti. Tuttavia, ha osservato che l'aumento dei redditi reali e una politica monetaria più flessibile potrebbero eventualmente sostenere la crescita. Inoltre, le tensioni geopolitiche e la debole domanda globale restano rischi al ribasso per queste previsioni. Guardando avanti, la BCE manterrà un approccio basato sui dati, decidendo riunione per riunione. Sebbene le condizioni di finanziamento rimangano rigide, la banca centrale non si è impegnata su un percorso preciso per i tassi, mantenendo l'attenzione sulla riduzione dell'inflazione. Dopo la decisione sui tassi, l'euro si è inizialmente rafforzato leggermente, con l'EUR/USD in aumento dello 0,1%. Tuttavia, più tardi è sceso ai minimi di giornata, al di sotto dell’1,0830, a causa dei commenti di Lagarde sul debole quadro economico e dei forti dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti. L'euro ha chiuso la sessione in calo di circa lo 0,4%. Nel frattempo, le azioni europee sono aumentate, con lo STOXX 600 in rialzo dell'1,1%, aiutato dalla politica monetaria più flessibile e dalla stabilizzazione nel settore tecnologico. Il rendimento dei titoli tedeschi a 2 anni è sceso al 2,12% e il differenziale di tassi con i titoli del Tesoro USA si è ampliato, anche se crediamo che ciò sia dovuto più ai solidi dati statunitensi che alla BCE.

I mercati ora anticipano ulteriori tagli, con alcune speculazioni su una riduzione di 50 punti base a dicembre e un possibile calo dei tassi al 2% all'inizio del 2024, soprattutto man mano che il differenziale di crescita tra l'area euro e gli Stati Uniti si amplia. Al momento, sembra più probabile un taglio di 25 punti base a dicembre, seguito da riduzioni trimestrali che porteranno i tassi a un livello neutrale entro la fine del 2025.

Pablo Duarte, Senior Research Analyst presso il Flossbach von Storch Research Institute

Nonostante l'esitazione della Presidente della BCE Christine Lagarde sulla possibilità di un taglio questo mese, i mercati avevano già prezzato una riduzione in seguito al calo dei tassi d'inflazione nell'Eurozona e nelle principali economie sotto l'obiettivo del 2%. Inoltre, gli indicatori dell'economia reale continuano a mostrare un rallentamento che, secondo la visione della banca centrale, dovrebbe ridurre la pressione inflazionistica.

Tuttavia, questa visione si scontra con alcuni punti deboli. In primo luogo, la pressione inflazionistica permane. L'inflazione core, al netto di energia e alimentari, si attesta al 2,7% e l'inflazione del settore dei servizi al 3,9%, entrambi ben al di sopra rispetto all'obiettivo. Inoltre, la crescita dei salari continua a superare i livelli pre-pandemici, mentre la crescita della produttività ristagna, mantenendo potenzialmente alta l'inflazione domestica.

In secondo luogo, l'idea che il rallentamento economico equivalga a una minore inflazione si è dimostrata inadeguata in passato, portando le banche centrali a giudicare erroneamente l'inflazione come transitoria. Sebbene la BCE affermi di essere dipendente dai dati, sembra concentrarsi su quelli che si adattano al suo modello tradizionale, trascurando il rischio di stagflazione - un mix di stagnazione e inflazione.

Infine, l'offerta di moneta, spesso omessa dalle banche centrali, continua ad aumentare senza una corrispondente crescita economica reale. Più denaro a caccia di meno beni porta tipicamente a un aumento dei prezzi, mentre tassi più bassi incoraggiano la crescita del credito. Infatti, le indagini della BCE mostrano un aumento della domanda di prestiti immobiliari e un allentamento delle condizioni finanziarie.

In conclusione, è evidente che, sebbene la BCE persegua un orientamento deflazionistico, permangono significativi rischi inflazionistici. Speriamo che questi punti deboli non portino a uno shock inflazionistico in futuro.

Felix Feather, Economista di abrdn a seguito del meeting BCE di oggi.

La decisione della BCE di tagliare i tassi di 25 punti base oggi non è affatto una sorpresa.

Sebbene la Banca Centrale Europea non abbia espresso un impegno preliminare riguardo a ulteriori tagli, riteniamo che l'inquadramento della decisione da parte della BCE avvalori le nostre aspettative di tre ulteriori tagli entro marzo 2025.

Tuttavia, nel caso di uno shock inflazionistico derivante dalle tensioni in Medio Oriente, la BCE potrebbe essere indotta a muoversi con maggiore cautela. Per contro, potrebbe tagliare i tassi in modo più aggressivo se si dovesse entrare in recessione.

Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price

La Bce ha tagliato i tassi di 25 punti base, come ampiamente previsto dai mercati finanziari e dagli economisti. Il linguaggio utilizzato nella dichiarazione è stato più equilibrato di quanto i mercati si aspettassero. Se da un lato la Bce parla di una crescita più debole, dall'altro riconosce che l'inflazione interna rimane alta e che la crescita dei salari è elevata. Inoltre, non vi è alcuna forward guidance per quanto riguarda i futuri tagli dei tassi e la Bce insiste sulle decisioni riunione per riunione.

Questo linguaggio equilibrato è un segnale che la Bce vuole mantenere tutte le opzioni sul tavolo. È anche un segnale che gli eventi e i dati politici determineranno la reazione della Bce a dicembre. Ad esempio, se la minaccia dei dazi statunitensi dovesse portare a un indebolimento delle indagini congiunturali nell'area euro, rafforzando l'idea che stia rapidamente scivolando in recessione, la Bce potrebbe tagliare i tassi di 50 punti base in una delle prossime riunioni.

Al contrario, se fosse improbabile un cambiamento della politica dei dazi degli Stati Uniti nei confronti dei beni europei, un rimbalzo della fiducia e indagini più incisive sulle imprese potrebbero indurre la Bce a passare nuovamente a tagli graduali. Alla luce di questi rischi significativi nei prossimi mesi, il taglio di oggi dovrebbe essere interpretato come un taglio “assicurativo”.

Kaspar Hense, BlueBay Senior Portfolio Manager, Investment Grade, RBC BlueBay

Sebbene la crescita sia rimasta debole e l'inflazione sia scesa al di sotto dell'obiettivo, la Bce non sembra avere fretta. La “crisi del costo della vita” sembra essere finita per gli europei e, sebbene vi siano pressioni sull'IPC di base, i salari, che mantengono l'effetto positivo del reddito disponibile reale, combinati a condizioni finanziarie un po' più allentate, dovrebbero essere sufficienti per una lenta ripresa dell'economia europea.

I rischi reali sono ora di natura politica. Si profila un'elezione di Trump e una guerra dei dazi che potrebbe costringere la Bce a ulteriori azioni per mantenere la moneta debole e rimanere competitiva.

Ma fino al 20 gennaio, quando il nuovo Presidente americano presterà giuramento, è probabile che la Bce continui a mantenere i tassi stabili, riducendoli di 25 punti percentuali a ogni riunione, fino a raggiungere la neutralità nell'estate del 2025.

Approfondisci cos'è l'inflazione. Scopri anche gli eventi correlati: cos'è la deflazione, cos'è la stagflazione, cos'è la recessione.

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