Lunedì i prezzi del petrolio sono crollati, dopo che, domenica, i maggiori produttori di petrolio non sono riusciti a raggiungere un accordo sul congelamento della produzione. Il West Texas Intermediate (WTI) ha ceduto il 4,73% a 38,45 US al barile, l’indice internazionale, il greggio Brent, è crollato del 4,64%, scendendo a 41,10 USD al barile.
Negli ultimi giorni, i prezzi del petrolio si erano mossi lateralmente, perché i mercati avevano messo in conto negoziati difficili, il WTI aveva balzellato nell’area di resistenza a 42-43 USD. Anche se il fallimento dei negoziati a Doha fa emergere l’inabilità dei maggiori produttori di petrolio, e nello specifico di Iran e Arabia Saudita, di trovare punti in comune, non crediamo che questo possa spingere ancora più in basso i prezzi del greggio, perché il quadro generale non è cambiato.
Lunedì c’è stato un deterioramento della propensione al rischio sulla scia del mancato accordo. In Asia i titoli azionari sono stati oggetto di vendite, gli investitori si sono orientati su asset ritenuti sicuri, come, in certa misura, lo yen giapponese e il franco svizzero. In Giappone, gli indici Nikkei e Topix sono scivolati rispettivamente del 3,33% e del 3,03%, mentre nella Cina continentale l’indice CSI 300 è crollato dell’1,35%. L’Hang Seng di Hong Kong ha ceduto l’1,37% e l’STI di Singapore è scivolato dello 0,70%. In Europa, i future sugli indici azionari sono negativi, con il Footsie al -1,07%, il DAX a -1,25% e l’SMI a -0,72%.
In Brasile, dopo tre giorni di consultazioni, domenica la camera bassa del Congresso ha votato a favore della messa in stato d’accusa di Dilma Rousseff. La Camera dei Deputati ha votato (367-137) per dare seguito al procedimento d’impeachment. Ora il Senato dovrà decidere se procedere a un processo; sarà necessaria la maggioranza semplice degli 81 membri. Nel frattempo, la presidente Rousseff farà appello alla Corte Suprema; crediamo, tuttavia, che la corte di massima istanza non agirà contro la volontà della maggior parte dei brasiliani, che chiede la rimozione di Rousseff. Gli asset brasiliani dovrebbero reagire positivamente alla notizia, ma ci aspettiamo che la generale avversione al rischio limiti i potenziali guadagni.
Anche il real brasiliano dovrebbe aprire in rialzo, con tutta probabilità la coppia USD/BRL aprirà sotto la soglia a 3,50. Non prevediamo, però, che la coppia scenda considerevolmente, perché non c’è nessuna garanzia che il nuovo governo – nel caso di impeachment – riuscirà ad approvare i decreti di austerità che gli investitori chiedono da mesi.
In questo contesto, negli scambi notturni lo yen giapponese ha esteso i guadagni; l’USD/JPY ha aperto in gap down, a quota 108. Ora la coppia si dirige verso il prossimo supporto, che giace a quota 107,63 (minimo 11 aprile). Più giù, si osserva un altro supporto a 105,23 (minimo dello scorso 15 ottobre).
Oggi ci sono pochi appuntamenti in calendario, gli operatori monitoreranno i depositi a vista totali in Svizzera; la bilancia commerciale settimanale in Brasile; gli interventi di Dudley e Kashkari della Fed negli USA.