Market Brief
Sulla scia della riunione del G20 svoltasi a Shanghai, lo yen giapponese si è rafforzato perché i ministri delle Finanze delle 20 economie principali non sono riusciti a sedare le apprensioni sugli effetti delle turbolenze dei mercati e sulle prospettive di crescita globali più deboli. L’USD/JPY ha ceduto più dell’1%, cancellando i guadagni di venerdì, scendendo di nuovo sotto la soglia a 113, con la propensione al rischio che fa fatica a decollare. Al ribasso, il livello a 110,99 rimane il supporto chiave, mentre al rialzo si osserva una resistenza a 114 (massimo di venerdì). Per quanto riguarda i dati, dopo una contrazione dell’1,7% m/m a dicembre, a gennaio la produzione industriale è cresciuta del 3,7% m/m. Tuttavia, le vendite al dettaglio deludenti (-1,1% m/m a fronte dello 0,1% previsto) hanno impedito al sentiment positivo di durare. Venerdì, l’ultima serie di dati USA ha sorpreso al rialzo: il PIL del quarto trimestre è stato rivisto al rialzo, all’1% (dato su base trimestrale annualizzato), mentre il mercato si aspettava una revisione al ribasso, dallo 0,7% della stima preliminare allo 0,4%. Sul fronte dell’inflazione, il PCE di fondo è aumentato dell’1,7% a/a, superando l’1,5% del consenso e della revisione al rialzo. I redditi personali sono lievitati dello 0,5% m/m (rispetto allo 0,4% previsto), le spese personali sono salite dello 0,5% m/m (rispetto allo 0,3% delle previsioni medie). Infine, l’indice sul sentiment del Michigan si è attestato a 91,7 punti, in rialzo rispetto ai 90,7 punti della stima preliminare e superando i 91 punti della previsione media. Nel complesso, nonostante il miglioramento delle prospettive d’inflazione, l’attuale volatilità elevata e l’affievolirsi della propensione al rischio potrebbero mettere in pericolo il corso dei tassi della Fed. Ecco perché non ci aspettiamo un apprezzamento considerevole dell’USD per la settimana in corso. L’USD/JPY dovrebbe rimanere sotto pressione. Per quanto riguarda il mercato finanziario, i mercati regionali asiatici si sono mossi in territorio negativo, soprattutto i titoli della Cina continentale. L’indice composito di Shanghai ha ceduto il 2,86%, mentre l’indice composito di Shenzhen, ad alto tasso di titoli tecnologici, è precipitato del 5,37%. Altrove, l’Hang Seng di Hong Kong ha ceduto l’1,28%, a Tokyo il Nikkei ha perso l’1% e il Topix l’1,02%, l’STI di Singapore è rimasto piatto. In Europa, i future puntano a un’apertura in ribasso, con il Footsie a -0,86%, il DAX a -1,19%, l’SMI A -1,20% e il CAC a -1,03%. Stanotte la sterlina britannica si è consolidata sotto quota 1,39 USD, perché i timori di Brexit continuano a pesare sulla coppia. Tuttavia, sul finire della seduta asiatica la sterlina si è ravvivata un po’, trovando un certo interesse all’acquisto. La coppia GBP/USD testa il livello a 1,39, senza tuttavia avere la spinta necessaria per invertire il forte trend ribassista. In effetti, nelle ultime settimane la coppia ha infranto vari supporti forti e gli operatori sono restii a compiere il passo decisivo e aprire lunghi in GBP. Al ribasso, il prossimo supporto chiave giace a 1,3503 (minimo gennaio 2009), invece al rialzo la resistenza forte più vicina si osserva a 1,46. Oggi gli operatori monitoreranno il PIL del quarto trimestre in Germania; la bilancia commerciale in Turchia; i mutui concessi nel Regno Unito; l’IPC nell’Eurozona e in Italia; la bilancia commerciale in Sudafrica; l’indice dei responsabili acquisti di Chicago, le vendite di case in corso e l’indice sull’attività manifatturiera della Fed di Dallas negli USA. |