Investing.com – La svolta tanto attesa dai mercati nella politica monetaria delle banche centrali ci sarà, ma “i primi tagli dei tassi avverranno a maggio/giugno”. È questa la previsione sui tassi d’interesse che Vincent Mortier (group chief investment officer) e Matteo Germano (deputy group chief investment officer) di Amundi hanno messo nero su bianco nella loro Global investment views di gennaio 2024.
Particolare rilievo hanno i motivi che gli esperti pongono all’origine delle scelte delle banche centrali. “Siamo dell’idea che il rallentamento dell'economia (e quindi non solo il rallentamento dell’inflazione) spingerà la Fed ad adottare una politica espansiva, ma la Banca centrale statunitense seguirà con attenzione eventuali sorprese rialziste sull’inflazione”, spiegano i due manager.
Mortier e Germano passano poi ad analizzare i temi che condizioneranno l’economia mondiale nel 2024.
L’inflazione è in calo, ma è ancora troppo presto per cantar vittoria
“L’inflazione di fondo negli Stati Uniti continua a essere persistente, mentre la BCE è preoccupata degli aumenti dei salari e frena le aspettative dei mercati riguardo a tagli imminenti dei tassi di interesse”. Partendo da questi presupposti i due prevedono che “le banche centrali potrebbero decidere di attendere ancora qualche mese prima di imprimere una svolta espansiva alla politica monetaria”.
Una lieve recessione negli Stati Uniti e in Europa
Sul piano economico gli analisti di Amundi sono convinti che alla fine, tra allentamento del mercato del lavoro e timori dei consumatori, ci sarà “una lieve recessione negli Stati Uniti nel primo semestre del 2024”. Questo fenomeno, osservano, “unitamente al rallentamento della Cina, potrebbe avere ripercussioni sull’Europa, dove gli indicatori previsionali sono deboli, mentre il resto dell’Asia e i paesi emergenti dovrebbero essere più resilienti”.
Vincoli fiscali negli Stati Uniti e in Europa
“Attualmente, i mercati stanno ignorando le problematiche relative alla sostenibilità di lungo periodo del debito statunitense e sono influenzati dall’outlook sulla politica della Fed”, avvertono Mortier e Germano. Ma l’attenzione deve essere alta anche in Europa, dove, “l’accordo di bilancio in Germania è frutto di un compromesso che cerca di ridurre la spesa pubblica, ma che potrebbe finire col limitare la crescita”.
L'anno delle elezioni
Infine, nel 2024 “i riflettori sono puntati sulla geopolitica”. Quello appena iniziato, infatti, sarà l’anno delle elezioni, con circa metà della popolazione mondiale chiamata alle urne. Ad aprire le danze ci penserà Taiwan, dove si voterà già a gennaio. A giugno, poi, si terranno le elezioni europee e a novembre quelle per la presidenza degli Stati Uniti.
Su quali asset class puntare
E partendo da questa agenda ricca di appuntamenti e di incognite, i gestori cercano di stilare una lista di asset class che gli investitori potrebbero esplorare. Andiamo allora a scoprirli nel dettaglio.
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Cross asset
“Nonostante il recente rialzo dei rendimenti, i Treasury statunitensi e alcuni titoli di Stato potrebbero fungere da elemento di diversificazione all’interno dei portafogli in una fase di potenziale stress economico nel primo semestre.
Manteniamo invece un atteggiamento leggermente prudente riguardo alle azioni dei mercati sviluppati, ma gli investitori non dovrebbero escludere un rialzo tattico che potrebbe essere sfruttato tramite i derivati. Siamo invece positivi sui mercati emergenti, ma riteniamo che potrebbe esserci una fase di consolidamento vista la performance di mercati come quello brasiliano. Sul fronte valutario, assumiamo una posizione più neutrale sul dollaro statunitense che si è svalutato in modo eccessivo nei confronti delle valute cicliche. Manteniamo tuttavia la nostra posizione prudente sul biglietto verde rispetto allo yen. Nel complesso, rimaniamo diversificati attraverso le materie prime.
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Dal punto di vista dei fondamentali, gli interessanti rendimenti risk-free supportano un orientamento positivo verso le obbligazioni statunitensi, ma dopo il recente rally gli investitori dovrebbero mantenere un approccio flessibile alla gestione della duration. In Europa, c’è valore di lungo termine nella duration, ma siamo diventati progressivamente prudenti da un punto di vista tattico nel recente contesto di forti movimenti. Rimaniamo cauti sul Giappone pur mantenendo un approccio molto attivo. Nel credito societario, gli spread delle obbligazioni Investment Grade e High Yield si sono ristretti e sono ritornati ai livelli di inizio 2022, pertanto siamo molto selettivi e privilegiamo le obbligazioni di grado elevato”.
Azionario
“Nell’ambito delle azioni, il contesto operativo e degli utili pone delle sfide e la normalizzazione dell’economia dopo il primo semestre depone a favore di un miglioramento più solido del sentiment sui mercati. Per ora rimaniamo neutrali sul Giappone e prudenti sugli Stati Uniti e l’Europa, soprattutto per quanto riguarda i titoli delle società ad alta capitalizzazione, i titoli Growth e i ‘Magnifici sette’ del settore tecnologico. Preferiamo quindi mantenere un atteggiamento bilanciato e prediligiamo i titoli difensivi, a basso beta, non solo nei settori tradizionali. Inoltre, tendiamo a privilegiare i titoli di qualità, i titoli Value e i titoli che distribuiscono dividendi in Europa e negli Stati Uniti.
La crescita robusta dell’economia nei paesi emergenti e il potenziale di una ripresa degli utili avvalorano le nostre view positive sulle azioni. Preferiamo i titoli del settore dei beni voluttuari e i finanziari, mentre a livello geografico ravvisiamo opportunità in India e Indonesia”.
Obbligazionario
“Nell’ambito delle obbligazioni, una svolta potenziale della Fed in materia di tassi di interesse, il rallentamento dell’inflazione nei paesi emergenti e la forte crescita dell'economia sono i driver chiave che guidano le nostre view. A livello regionale preferiamo l’America Latina e siamo alla ricerca di idee in modo selettivo nei titoli sovrani e nelle obbligazioni societarie”.
Insomma, con i mercati in stile 2023, sono tutti bravi a raccogliere rendimenti, ma quando il gioco si fa duro, secondo Amundi, la gestione attiva e la capacità di adattare il portafoglio alle mutevoli condizioni del mercato possono davvero fare la differenza.
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