Nella notte il dollaro australiano si è impennato contro il dollaro USA sull’onda della ripresa dell’inflazione. Nel quarto trimestre, l’indice dei prezzi al consumo si è attestato all’1,7% a/a, superando l’atteso 1,6% e il precedente 1,5%, mentre la media troncata è risultata in linea con le previsioni medie, rimanendo stabile al 2,1% a/a.
I dati hanno mostrato che il recupero è quasi interamente riconducibile alla svalutazione della divisa, infatti il prezzo dei beni scambiabili è cresciuto dello 0,8% a/a, rispetto al -0,3% del trimestre precedente.
Sull’onda della notizia, il dollaro australiano è balzato dello 0,60% a quota 0,7040, stabilizzandosi intorno a quel livello. Nel complesso, per il breve termine manteniamo il nostro giudizio positivo sull’AUD/USD. Al rialzo, si osserva una forte resistenza a 0,7382 (massimo 12 dicembre), invece al ribasso il minimo del 15 gennaio fungerà da supporto (0,6827).
Nelle prossime ore il Comitato federale per il mercato aperto (FOMC) annuncerà la sua decisione in materia di tassi d’interesse.
Si prevede che oggi la Fed non modificherà la sua politica. Il mercato si aspetta, però, di ottenere qualche indizio sul corso del restringimento della Federal Reserve, e sugli effetti degli scossoni di gennaio sul pensiero della banca centrale. Dall’inizio dell’anno il mercato ha perso interesse per il dollaro USA, come dimostra anche la flessione di tutta la curva dei rendimenti. Dopo essere rimbalzato sul supporto a 1,08, l’EUR/USD si sta dirigendo verso il livello a 1,09, la resistenza più vicina giace a 1,10.
Per quanto riguarda i mercati azionari, gran parte degli indici regionali asiatici è rimasta in territorio positivo. Gli indici giapponesi sono cresciuti bruscamente dopo i guadagni messi a segno da Wall Street; il Nikkei ha guadagnato il 2,72% mentre il più ampio indice Topix è salito del 2,98%. L’Hang Seng di Hong Kong ha guadagnato l’1,03%, salendo a 19.055 punti. Gli indici della Cina continentale non sono invece riusciti a imitare questo andamento e hanno archiviato la seduta in negativo, con gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen in calo rispettivamente dello 0,52% e dello 0,83%. Altrove, a Singapore l’STI ha guadagnato lo 0,37%, il BGK thailandese l’1,37% e l’indice indonesiano JCI l’1,24%.
In Europa, i future sui principali indici azionari puntano a un’apertura in ribasso, dopo che il Petrolio Greggio ha subito un altro colpo. Il WTI è calato del 2,58%, il suo omologo del Mar del Nord del 2,14%. L’Euro Stoxx 600 è sceso dello 0,44%, il Footsie 100 dello 0,24%, il DAX dello 0,28% e l’SMI dello 0,41%. Nonostante l’andamento negativo, abbiamo la sensazione che il peggio sia alle nostre spalle, la volatilità sta scendendo e i titoli riescono a salire nonostante la flessione del greggio.
Oggi gli operatori monitoreranno la fiducia di consumatori e imprese in Italia; le richieste di mutui MBA, le vendite di nuove abitazioni e la decisione sul tasso del FOMC negli USA; bilancia commerciale, esportazioni, importazioni e decisione sul tasso d’interesse in Nuova Zelanda.